“Cecina ha trovato un tesoro!” Questa la frase che è stata coniata in occasione del ritrovamento di un nido di tartaruga Caratta Caretta nell’arenile proprio davanti uno stabilimento balneare di Marina di Cecina, in provincia di Livorno. L’attenzione è stata da subito tanta. Ne hanno parlato gli organi di stampa nazionali, le riviste e i blog specializzati.
Nell’ambito della campagna di sensibilizzazione, martedì 23 Luglio alle ore 16 presso la biblioteca comunale ha avuto luogo l’evento dedicato alla formazione e informazione sul nido di Caretta caretta dello stabilimento Aurora a Marina di Cecina, coordinato da Sergio Ventrella, rappresentante per l’Osservatorio Toscano per la biodiversità.
Alla presentazione sono intervenuti: l’assessore all’ambiente, sviluppo e innovazione Gabriele Bulichelli, Domenico Guarino della Direzione Marittima Livorno, Sergio Ventrella della Regione Toscana, Letizia Marsili dell’Università di Siena, Cecilia Mancusi dell’Arpat Mare Livorno, Luana Papetti dell’associazione TartAmare e Giovanni Raimondi dell’Acquario di Livorno, a cui ha fatto seguito anche un dibattito per approfondire gli aspetti relativi alla gestione del nido anche con la rete dei volontari delle associazioni ambientaliste di Cecina e del Wwf Livorno che stanno partecipando attivamente al monitoraggio del nido Caretta caretta.
Partirà il 5 agosto la gestione del volontariato per la sorveglianza notturna del nido, e sarà affidata ad Acquario di Livorno e Wwf Livorno i quali a loro volta invitano volontari e volontarie a prenderne parte.
Sergio Ventrella ha sottolineato l’importanza della tutela dei nidi che in Toscana sono tornatoi dopo oltre 30 anni, nel 2013. “La Toscana dal 2013 è stata obiettivo di nidificazione di queste tartarughe che normalmente nidificarono in Sicilia, Calabria massimo sulle coste della Campagna” tutto questo dovuto specialmente alle condizioni climatiche. Dal 1996 la Caretta caretta è considerata una specie a rischio, le motivazioni sostiene Letizia Marsili sono legate alla pesca, al turismo intensivo, contaminazione e alla plastica, la quale spesso viene scambiata per una delle sue prede preferite, la medusa.
In seguito Cecilia Mancusi ha illustrato le modalità operative e le norme di comportamento da osservare, ricordando ai volontari le tre fasi delle attività previste:
La prima fase prevede a partire dal giorno 5 agosto un presidio h24 del nido, durante il quale sarà misurata la temperatura della sabbia ogni ora per capire l’avvicinarsi della schiusa che, normalmente, è preceduta dalla formazione di un piccolo cratere sulla superficie della sabbia.
La seconda fase sarà quella del monitoraggio delle emersioni che può durare anche alcuni giorni e sarà caratterizzata dalla registrazione di data, orario e numero delle emersioni e misurazione della lunghezza dei tartarughini che passeranno accanto ad una cordella metrica posizionata lungo il corridoio.
La terza ed ultima fase inizierà dopo circa 3 o 4 giorni dall’emersione dell’ultimo tartarughino dalla sabbia: durante questa fase il nido sarà scavato e poi ispezionato per controllare se ci fossero ancora uova integre, rotte o piccoli vivi o deceduti; saranno raccolti i dati sulla camera e sui resti delle uova.